Viene definito un progetto artistico senza precedenti: si tratta della prima estensione al mondo di una stanza d’albergo in una meta-room d’artista.
L’autore è Ryan Mendoza, artista di fama internazionale, che approda ad Aci Castello, al Four Points by Sheraton Catania, grazie alla Fondazione Oelle Mediterraneo Antico ETS che ha ideato e prodotto questa iniziativa a cura di Gianluca Collica.
Andando, infatti, nella struttura ricettiva sul lungomare castellese, chi soggiornerà nella meta-room 251 di Ryan Mendoza potrà compiere un soggiorno phygital: da un lato “fisico” in una stanza d’albergo vera e propria disegnata dall’autore statunitense, e dall’altro lato “digitale” perché, indossando sul posto un visore dedicato, ci si potrà muovere in VR proprio nella stanza dove Mendoza ha compiuto la sua residenza d’artista nel 2021. Il viaggiatore potrà così, tra quelle mura, assistere al making off del nuovo ciclo fotografico di Ryan Mendoza dal titolo “it’s all my fault”, in mostra alla fOn Art Gallery, la galleria d’arte del Four Points by Sheraton Catania, e che si snoda in un percorso di 18 fotografie inedite nella fOn Art Gallery dell’albergo, visitabile fino al prossimo 30 aprile 2023.
«Credo che questo lavoro site specific di Mendoza incarni perfettamente lo spirito di cross over che unisce Fondazione OELLE e albergo: spazi improbabili che diventano protagonisti dei suoi lavori, realtà aumentata che apre a una nuova idea di ospitalità, di accoglienza, trasportando l’ospite all’interno del processo creativo dell’artista», commenta Ornella Laneri, presidente di Fondazione Oelle Mediterraneo Antico e CEO del Four Points by Sheraton Catania.
E guardando le foto si scorge un Ryan Mendoza fragile, dubbioso e impaurito da un mondo incapace di proteggere quanto di buono accoglie.
«Mendoza dichiara Gianluca Collica, curatore della mostra – in questa occasione si è mosso verso una fotografia la cui composizione propone visioni allucinate di un mondo parallelo, scene in cui si manifesta “il desiderio” guidato dai valori personali piuttosto che da regole sociali. Sembra raccontare di comparse, di anime condannate a vivere in un mondo sospeso tra la spazialità illusoria del metaverso e la fisicità delle proprie passioni naturali, oggi, comunque, sempre più mortificate da un vivere che esaurisce ogni possibile e intima riflessione, a favore dei riti collettivi e impersonali tanto in voga. Eppure di fronte a una cromia accesa e alle pose provocanti, la rappresentazione esplicita e pornografica rimane ben distante dalle intenzioni dell’artista che guarda come se fosse al di qua di uno schermo che lo protegge e scagiona. La presenza discreta di “Minecraft” ricorda lo sguardo discreto di un padre che osserva il proprio figlio adolescente varcare la soglia della maturità. Una messa in scena dell’immaginario del bambino che procede tra l’innocenza infantile e le fantasie di un viaggio verso un ignoto conturbante e pieno di sorprese», conclude Collica.