Adriana Pannitteri, TG2 Storie, i colori delle notizie, dopo la mezzanotte
Giornalista di cronaca e scrittrice. Adriana Pannitteri entra nelle nostre case da oltre vent’anni, attraverso la tv. Prima al Tg1 nella fascia del mattino, l’impegno di inviata di cronaca e successivamente al Tv7 ed a Speciale Tg1.
Dallo scorso febbraio è il nuovo volto del Tg2 Storie, il settimanale di approfondimento di Rai 2 in onda ogni sabato a mezzanotte, con replica la domenica mattina alle 7.00.
Pannitteri cura e conduce la rubrica che è ripartita a fine settembre su Rai 2 e racconta i fatti della settimana, le storie dei personaggi famosi e soprattutto la vita quotidiana.
Fa parte di Netforpp, l’ente di ricerca psichiatrica, con il quale Adriana Pannitteri organizza i corsi di formazione professionali su tematiche sensibili in collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti.
Seconda stagione del Tg2 Storie e la conferma della struttura della rubrica, rivelata vincente sia per quanto riguarda i contenuti che gli ascolti?
Seconda stagione con sempre più entusiasmo. Ovviamente si tratta di una sfida e qualche volta guardo i giganti della TV con piccola sana invidia. Ma le sfide sono fatte così. Quest’ anno in squadra anche il vicedirettore Fabrizio Frullani.
Adriana Pannitteri, TG2 Storie, i colori delle notizie, dopo la mezzanotte
Come sceglie gli argomenti di ogni puntata?
Scegliere gli argomenti è frutto di un equilibrio e di un pensiero continuo.
Quando sono in macchina nel traffico di Roma valuto le storie, i racconti della gente che ho incontrato e cerco di costruire un filo…sono una grande ammiratrice di Andrea Camilleri sul quale sto preparando un documentario.
Mi colpisce il fatto che i suoi racconti anche quelli su Montalbano fossero frutto di ascolto.
In ogni appuntamento è previsto l’ospite in studio.
Un lavoro che faccio da sola. Cerco ospiti conosciuti ma anche chi ha qualcosa di nuovo da dire ed è meno popolare rispetto al concetto consueto.
Certamente gli anni di lavoro al Tg1 in particolare gli ultimi a Tv7 e Speciali penso mi abbiano insegnato molto.
Lo spazio con l’ospite è stato voluto fortemente dal direttore Antonio Preziosi.
In una recente intervista lei si è definita una giornalista cronachista. Che cosa significa?
Una giornalista di cronaca significa che guardo la vita degli altri a volte addirittura mi immedesimo nella vita degli altri e forse si corre anche un rischio elevato in questo modo.
Non è semplice arrivare sul luogo di una tragedia e raccontare. Non siamo campioni di cinismo come qualcuno vuole far credere.
Lei ha scritto numerosi libri con tema la violenza contro le donne ed i femminicidi. Storie seguite per il telegiornale. Cosa la colpisce di questi fatti?
I femminicidi hanno un copione tragico.
Nonostante si sia giunti a parlarne in modo esplicito e, purtroppo, continuo, non si comprende quanto sia necessario esplorare che cosa accade nella mente di un uomo … il vulnus è li.
Anche nelle redazioni è ancora presente la differenza tra uomini e donne?
Uomini e donne nelle redazioni? Ormai siamo così tante che non vedo differenze l’importante è che non si precipiti in modelli che sono autoritari e non autorevoli.
Un rischio che corriamo anche noi donne.
E’ stata scelta come relatrice al Ted, edizione tenutasi a Fermo la scorsa primavera. Il tema dell’evento era “la bugia”. Un giornalista deve dire sempre la verità?
Per quanto riguarda il Ted voglio ricordare che ho intitolato il mio speech “Colpevole di verità “.
Il senso è che dire la verità comporta un prezzo, ma noi giornalisti dovremmo dirla sempre.
Ha voluto dedicare un libro alla diva della tv italiana, Raffaella Carrà. Perchè?
La Carrà è stata una ventata di bei pensieri. Una donna tosta, apparentemente leggera ma con una identità forte.
Perché chiude l’intervista all’ospite con la consueta domanda “di che colore è la sua vita”? Qual è il colore della sua vita?
Il colore? E’ un modo per chiudere e raccontare qualcosa di più intimo e semplice. Mi diverte questa domanda e mi chiedo continuamente oggi di che colore sono.
a cura di Emilio e Stefano Sturla Furnò