Riscopriamo l’Oltrepò e i suoi vigneti secolari

Riscopriamo l’Oltrepò e i suoi vigneti secolari

L’Oltrepò con i suoi paesaggi collinari, il clima favorevole alla coltivazione delle viti e la produzione di vini di qualità è una terra ricca di tradizione e passione per la viticoltura che risale all’epoca romana, quando i vigneti vennero introdotti in questa regione.

Tuttavia, la vera crescita dell’industria vinicola ebbe luogo nel Medioevo, quando i monaci benedettini e cistercensi iniziarono a piantare vigneti nei monasteri della zona.

Nel corso dei secoli, la viticoltura nell’Oltrepò si è sviluppata secondo pratiche tradizionali. Le famiglie contadine hanno tramandato le loro conoscenze di generazione in generazione, affinando le tecniche di coltivazione delle viti e di produzione del vino.

La regione è nota per la coltivazione di varietà di uve autoctone come la Barbera, la Bonarda e il Pinot Nero. Varietà che riflettono il carattere unico del terroir locale e sono utilizzate per produrre una varietà di vini, dai rossi corposi ai bianchi aromatici.

Oggi, la storia del vino dell’Oltrepò continua a evolversi, con un connubio di tradizione e innovazione.

Le cantine della zona accolgono visitatori desiderosi di scoprire il fascino di questa terra vinicola e assaporare i frutti del lavoro delle generazioni che l’hanno plasmata nel corso del tempo.

I vini dell’Oltrepò Pavese, una delle più rinomate zone vitivinicole della Lombardia, si distinguono per alcune caratteristiche uniche dovute alla combinazione di fattori geografici, climatici e storici.

Territorio, clima e vitigni principali

L’Oltrepò Pavese è situato in una zona collinare tra la pianura Padana e l’Appennino ligure. Il suo terreno è variegato, con suoli argillosi, calcarei e sabbiosi che favoriscono la coltivazione di diversi vitigni.

Il clima è temperato, con inverni freddi e estati calde, ma grazie all’altitudine collinare e all’influenza delle correnti appenniniche, vi è una buona escursione termica, che esalta l’aromaticità delle uve.

Il Pinot Nero trova qui uno dei migliori territori in Italia. L’Oltrepò produce spumanti di alta qualità e ottimi vini rossi. Il Pinot Nero si esprime con eleganza, freschezza e finezza, ed è la base della produzione spumantistica metodo classico.

La Barbera dell’Oltrepò è caratterizzata da acidità vivace e un corpo medio, con sapori fruttati e una leggera speziatura. La Croatina è un vitigno autoctono che dà vita alla famosa Bonarda, un vino rosso vivace, con note fruttate di mora e prugna e una piacevole rusticità.

Passando ai vini bianchi, citiamo il Riesling, un bianco pregiato, sia secco sia dolce, con una marcata mineralità e note agrumate e floreali. Infine, il Moscato, un altro vitigno importante, utilizzato per la produzione di vini dolci e aromatici, sia fermi sia frizzanti.

Storia e tradizione. La produzione di Spumanti Metodo Classico

L’Oltrepò Pavese è uno dei principali produttori italiani di spumante Metodo Classico, proprio per la caratteristica insostituibile del suo Pinot Nero, che dà vita al Metodo Classico DOCG.

Infatti, il clima e il terreno favorevoli permettono la produzione di spumanti complessi, con una particolare freschezza, una perfetta acidità e notevole capacità di invecchiamento.

Come dicevamo, la viticoltura in Oltrepò ha radici antiche, risalenti al periodo romano, e la zona ha sempre mantenuto una forte tradizione vinicola anche nei secoli successivi.

La qualità dei vini è stata migliorata costantemente grazie all’innovazione tecnologica e alle tecniche di vinificazione moderne, pur mantenendo un forte legame con la tradizione grazie all’impegno profuso dai piccoli produttori che ancora oggi si riuniscono in consorzi, cooperative e cantine sociali.

Secondo quanto pubblicato pochi mesi fa dal quotidiano La Repubblica, sono sette i vini da provare per scoprire la “rinascita dell’Oltrepò Pavese”:

  • Oltrenero Cuvée Emme.
  • Conte Vistarino 1865.
  • Centoventi Rosé Luca Bellani.
  • Calatroni Poggio dei Duca Extra Brut.
  • Blanc de Blancs Extra Brut Monsupello.
  • Ca’ di Frara Oltre il Classico Nature.
  • Frecciarossa Extra Brut.

Secondo Umberto Callegari, CEO di Terre d’Oltrepò che produce il mitico Testarossa,

“Il vino è la quintessenza dei prodotti italiani, il prodotto alimentare a più alta propensione di export.

Un’assoluta eccellenza, la propagazione della cultura italiana: ne deriva che ne acquisisce pregi e difetti… I pregi sono quelli della incredibile capacità artistica, la delicatezza, l’eleganza, la diversità…

Il difetto principale non riguarda per niente il vino, ma una filiera ancora molto polverizzata che fino a poco tempo fa non riusciva a divenire un sistema. Ma questo è un fenomeno che sta migliorando parecchio”.

Il vino è il prodotto più esportato d’Italia

Il vino è il prodotto più esportato d’Italia: ha tre volte la propensione all’export di qualsiasi altro prodotto dell’agrifood. Il Parmigiano, i pomodorini, l’olio hanno circa il 27% di propensione all’export.

Il vino il 66%. La quota dell’Italia sulle importazioni mondiali nel 2021 ha raggiunto il 22% della domanda mondiale, e una penetrazione sempre più efficace, proprio nei segmenti di altissima qualità.

E Umberto Callegari aggiunge un dato importante per questo mercato: “Dal 2018 ad oggi sono stati prodotti e commercializzati in Italia 37 milioni di bottiglie di metodo classico perché mancava il 75% del pinot nero, che è in Oltrepò.

La Franciacorta è 2,200 ettari e non ha più Pinot Nero e non ha più Chardonnay; Trento non ha più Pinot Nero e non ha più Chardonnay; l’alta Langa non ha più Pinot Nero e non ha più Chardonnay.

Solo l’Oltrepò ha Pinot Nero, quindi, è ora di creare un polo industriale che faccia da elemento catalizzatore”.

La storica cantina La Versa

Il rebranding della storica cantina La Versa, uno dei nomi più noti nella produzione di spumanti e vini in Italia, è un passo significativo nel rinnovamento dell’azienda Terre d’Oltrepò, che continua a mantenere le sue profonde radici nel territorio.

Il rebranding di La Versa, fondata nel 1905, segna l’inizio di un nuovo capitolo e punta su alcuni aspetti di immagine e di tradizione irrinunciabili.

La messa a punto del logo, che ultimamente ha subito una modernizzazione, pur mantenendo elementi che richiamano la storicità e la tradizione dell’azienda, ha permesso a La Versa di mantenere un forte legame con il passato, ma con un look più contemporaneo.

Anche le bottiglie hanno acquisito un aspetto più elegante e raffinato, con etichette che meglio riflettono la qualità dei prodotti. Il nuovo design è stato pensato per attrarre una clientela più giovane e internazionale, senza dimenticare i fedeli consumatori storici.

Comunicazione e marketing

E’ stata implementata una strategia di comunicazione più moderna e digitale, con una maggiore attenzione ai social media, agli eventi esclusivi e alla promozione del territorio.

Questo ha aiutato a rilanciare l’immagine di Terre d’Oltrepò come area vinicola di eccellenza. Un tema centrale nel rebranding è stata anche l’attenzione alla sostenibilità, sia nella produzione, sia nelle iniziative aziendali.

Questo riflette una tendenza generale nel settore vinicolo verso pratiche più ecologiche e responsabili.

Il rebranding ha avuto l’obiettivo di riportare La Versa al centro del panorama enologico italiano e internazionale, con un occhio al futuro ma senza dimenticare il patrimonio e la tradizione che hanno reso questo marchio celebre.

Terre d’Oltrepò

Il CEO di Terre d’Oltrepò, Umberto Callegari, così commenta il nuovo posizionamento dell’azienda:

“Nell’era della globalizzazione e della competitività internazionale, le aziende agricole e vinicole italiane cercano nuove vie per crescere e rimanere protagoniste sui mercati globali. Terre d’Oltrepò (TDO), una delle cooperative più importanti della Lombardia, ha intrapreso una trasformazione in grado di rilanciare le sue potenzialità nel mercato globale.

A guidare questo cambiamento è Terre d’Oltrepò, che ha avviato un’importante ristrutturazione, evolvendo in una cooperativa gerarchica con una società per azioni (S.p.A.) operativa”.

E aggiunge: “Uno dei limiti strutturali delle cooperative è l’impossibilità di accogliere capitali esterni senza compromettere il principio mutualistico.

Con la nascita di TDO S.p.A., la cooperativa può accedere a investitori finanziari ed industriali, come i fondi di private equity, ma anche enti statali o società industriali del settore vinicolo e non, garantendo risorse fresche senza alterare la governance e i valori”. 

 

 

 

 

Scritto da Francesca Lovatelli Caetani

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