Emanuela Rossi; empatico e modesto il doppiatore perfetto

da | Feb 4, 2025 | Lifestyle | 0 commenti

Emanuela Rossi; empatico e modesto il doppiatore perfetto 


Doppiagg
io ed intelligenza artificiale? Una macchina non potrà mai raccontare sentimenti ed emozioni

a cura di Emilio e Stefano Sturla Furnò 

Una sola voce e mille sfumature per tante star del Cinema internazionale. Impossibile non rimanere affascinati dal suo timbro elegante, all’occorrenza duro e severo ed in altri ruoli dolce e gentile.

Emanuela Rossiattrice e doppiatrice che ha dato la sua voce alle più amate protagoniste del cinema mondiale (n.d.r. è voce ufficiale di molte dive, da Cate Blanchett a MichellePfeiffer, da Emma Thompson ad Uma Thurman) – si divide tra le sale di doppiaggio ed i teatri di tutta Italia per il tour che la vede impegnata nella commedia Chi è io? scritta e diretta da Angelo Longoni dove recita sul palco assieme al marito ed il figlio – Francesco ed Andrea Pannofino – ed all’attrice Eleonora Ivone.

L’abbiamo raggiunta nella sua casa romana, al suo rientro dopo le rappresentazioni che si sono tenute in Sardegna.

Accogliente, simpatica, ma, soprattutto, modesta in relazione alla brillante carriera, Emanuela Rossi ci accoglie nel suo soggiorno imbevuto nelle tinte pastello del verde e del lillaaffacciato su un grande parco della Capitale.

I profondi occhi azzurri ci sorridono mentre ci fa accomodare sul divano con delicata stampa provenzale: “prima di iniziare, vi offro un buon caffe”, dice.


Emanuela Rossi empatico e modesto il doppiatore perfetto
Quando ha capito che avre
bbe voluto fare la doppiatrice?

A dire il vero, non vi è stato un momento in particolare in cui ho compreso che il mio futuro professionale sarebbe stato il doppiaggio.

E’ avvenuto tutto molto naturalmente poiché ho seguito le orme di mio fratello maggiore.

Ero ancora una bambina quando mi trovai accanto a lui durante un lavoro di doppiaggio.

La produzione stava cercando una voce. Mi chiesero se avessi già fatto esperienza nel mondo del doppiaggio. Mentii spudoratamente. Così è iniziata la mia carriera.

Quali sono le sfide che hanno segnato la sua vita professionale?

Confesso di non essermi mai resa conto di aver vissuto delle sfide. Il mio incontro con il doppiaggio è stato molto naturale.

Ho iniziato che ero unabambina ed ho vissuto le prime esperienze con leggerezza, seppur mi dicessero che ero molto dotata.

Le vere sfide, in fondo, sono i passi di ogni giorno. In questo lavoro vi è una selezione automatica in base alle vere capacità.

Se sei bravo, vai avanti. Nell’ambito della carriera dell’attore devevincere la meritocrazia.

Tra i tanti ruoli, cè qualcosa che le ha lasciato ricordi più intensi?

Ci sono stati tanti ruoli che ho ricoperto e che hanno dato svolte diverse alla mia carriera.

Da bambina, ad esempio, quando ho doppiato Pippi Calzelunghe, la serie che fece boom di ascolti negli anni ’70.

Da adolescente, dopo aver dovuto doppiare anche molti ruoli di bambini … e mi ero anche un po’stufata di doppiare i maschietti (n.d.r. ride), diedi la voce a ragazze e giovani donne in serie tv e lungometraggi.

Tanti i personaggi che ho doppiato, ognuno mi ha lasciato qualcosa. E, poi, nel lavoro di attrice, fondamentali le sfide legate ai tanti incontri che hanno scandito la mia carriera.

Indimenticabili le esperienze lavorative con grandi nomi del teatro e del cinema: da Gigi Proietti ad Ettore Scola, da Gigi Magni a Mario Monicelli e Giuseppe Tornatore.

Tutti tasselli di un puzzle che completano il quadro non solo del mio lavoro, ma anche della mia vita.

Come è cambiato il settore del doppiaggio nei decenni?

E andato, senza dubbio, di pari passo con il progresso della tecnologia. I tempi sono sempre più veloci in ambito di produzione.

Ma, come in tutte le cose, la tecnologia rappresenta non solo aspetti positivi, ma anche rischi. E’ necessario, in qualche modo, tutelarsi.

La meccanicizzazione non può essere totale. Questo è lavoro, per così dire, empatico; occorre trasmettere sentimenti ed emozioni.

Come si prepara per costruire un nuovo personaggio?

Fino a poco tempo fa, era possibile assistere alla proiezione del film così da comprenderlo, studiarlo.

Oggi, purtroppo, tutto si fa all’impronta. Il direttore del doppiaggio spiega la storia. Ci si ritrova ad affrontare, man mano, scena per scena.

Però, considerando che il lavoro di traduzione è già fatto in precedenza, posso dire che il doppiaggio si alleggerisce proprio grazie al lavoro di studio che è stato fatto prima.

Esiste, tra i tantissimi ruoli, uno a cui è più legata?

C’è veramente l’imbarazzo della scelta. Mi vengono in mente alcuni film molto divertenti di Mel Brooks in cui mi sono molto divertita.

Ma sono troppi. Ogni ruolo, alla fine, è come un figlio e non mi sento di fare preferenze.

Tra le performance vi è una che per lei è stata particolarmente impegnativa?

Sicuramente il doppiaggio di Cate Blanchett nel film Tàr (n.d.r. il film scritto e diretto da Todd Field, segue la storia di finzione di Lydia Tár famosa direttrice d’orchestra e compositrice nel mondo internazionale della musica classica).

E’ uno degli ultimi doppiaggi che ho fatto. La protagonista è presentepraticamente per tutta la durata del film, ho dovuto parlare anche in tedesco.

Una grande prova che credo di essere riuscita a superare.

Ci è stata una doppiatrice a cui si è, in qualche modo, ispirata?

Fin dalle mie prime esperienze sul campo, ho avuto la fortuna di lavorare con grandi professionisti e professioniste.

Ciò, sicuramente, è stato un grande sostegno. Ma non mi viene in mento un vero e proprio riferimento. Penso di aver trovato rapidamente una strada tutta mia.

In un mondo sempre in corsa, l’’intelligenza artificiale è oramai presente su tutti prodotti audiovisivi. Ha una sua idea sul futuro del doppiaggio?

Questa è una bella domanda. E un grandissimo punto interrogativo.

L’avvento dell’intelligenza artificiale, il suo sviluppo. Io mi auguro che le macchine non arrivino mai ad eguagliare quello che esprimono gli esseri umani pensanti, con un cuore che palpita.

Ma, soprattutto, spero che le persone continuino a sentire. Le macchine, ne sono certa, non possono arrivare a raccontare realmente i sentimenti.

Ad un giovane che sogna di fare il doppiatore quali consigli può dare?

Prima di tutto va tenuto conto del talento. Non si può prescindere da un’attitudine attoriale.

A chi si appresta a fare questo lavoro va detto che non basta una bella voce. Serve tanto studio. E non vanno dimenticate le esperienze in teatro.

Tanti sono gli elementi che fanno di un doppiatore un vero professionista.

Tra le qualità più importanti che un doppiatore deve avere, reputo siano fondamentali empatia e modestia.

Bisogna mettersi al servizio del film e del personaggio che si doppia.

Come concilia il lavoro con la vita privata?

Sono abbastanza brava. Di solito, si dice, che sia più semplice gestirsi avendo una libera professione piuttosto che lavoro con tempi precisi.

Non saprei, ma vedo che per quel che riguarda me, riesco ad organizzarmi.

Cosa le ha dato questa professione?

Mi ha cambiato ed arricchita moltissimo. E continua farlo. Il doversi calare in tanti ruoli molto diversi tra loro lascia sempre una traccia, una crescita.

Progetti per il futuro?

Tanti i sogni, tanti progetti, ne ho sempre qualcuno da aggiungere alla mia lista (n.d.r. solleva lo sguardo e sospira).

Anche per quest’anno devo davvero metterne a fuoco qualcuno. Sicuramente, proseguire il teatro rientra nei progetti.

Trovarmi a dividere il palco con mio marito e mio figlio si è rivelata un esperienza bellissima. Siamo riusciti a divertirci, così come facciamo a casa.

Lo spettacolo di Longoni in cui siamo assieme anche alla bravissima Eleonora Ivone è stata definita una commedia psicologica, psicosomatica, psichedelica, psicotropa che agisce su spettatori, pazienti, personaggi, presentatori e terapeuti.

Un’esperienza che ci ha portato sui palcoscenici di tutta Italia con un grande apprezzamento da parte del pubblico.

Scritto da Redazione

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