Roma, 14 mar. – Si è tenuto a Roma, presso la sede della Stampa Estera, l’incontro “Ex Ilva: un passato da difendere, un futuro da costruire”, occasione di confronto sull’impatto che avrà la vendita del più grande polo siderurgico europeo sulle innumerevoli imprese che operano nell’indotto.Alla vigilia della decisione di Governo su chi sarà l’acquirente del complesso industriale di Taranto, la Confederazione AEPI, presieduta da Mino Dinoi, insieme ad AIGI (Associazione Indotto AdI e General Industries), presieduta da Nicola Convertino, ha dato voce alle oltre 70 imprese dell’indotto preoccupate per il loro futuro e la loro stessa sopravvivenza. A discutere del tema sono inoltre intervenuti: Davide Tabarelli (Commissario di Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria), Francesco Paolo Capone (Segr. Gen. UGL), Giorgio Graziani (Segr. Confed. CISL), mentre, in apertura lavori, moderati dal condirettore di Affari Italiani Marco Scotti, l’intervento del direttore de La Gazzetta del Mezzogiorno, Mimmo Mazza.”Abbiamo accolto con grande favore l’ingresso di AIGI nella Confederazione AEPI – ha dichiarato il Presidente Dinoi – infatti, da sempre la nostra mission è la tutela delle imprese che operano garantendo lavoro e benessere alle tantissime famiglie del nostro Paese. La presenza dello Stato nella società, almeno nella fase iniziale – spiega Dinoi – è una garanzia per le imprese coinvolte. Per non ripetere gli errori del passato, con la nuova proprietà va individuato un piano industriale che porti realmente avanti l’ex Ilva. La siderurgia per l’Italia è fondamentale e l’ex Ilva va salvaguardata, nel rispetto e coinvolgimento del territorio e delle imprese che ci lavorano. Rappresentando l’80% dell’indotto ex ILVA, la Confederazione AEPI, insieme ad AIGI, è pronta a dare il proprio contributo in questo momento cruciale per il destino dello stabilimento ed è disponibile ad un incontro con il Ministro Urso e la Presidente Giorgia Meloni, nonché a partecipare ai tavoli insieme con le altre parti datoriali”.Gli fa eco Nicola Convertino, che ha dichiarato: “Come imprese dell’indotto vogliamo difendere quello che è il nostro gioiello di famiglia: l’acciaieria d’Italia. Siamo convinti che i vari settori economici possono e devono coesistere, non possiamo buttare a mare quello che è il nostro passato. Sono stati fatti lavori importanti di ambientalizzazione, ora chiediamo alla politica di non abbandonarci e che accompagni questo processo con una minima partecipazione dello Stato per sovraintendere i processi di decarbonizzazione, ma soprattutto perché l’acciaio italiano è strategico ed è stato anche decretato per legge. Siamo pronti e tendiamo la mano alla nuova proprietà affinché questo processo si avvii nel più breve tempo possibile”.In occasione dell’incontro, sono stati resi noti i risultati del sondaggio “Il futuro di Taranto: imprese, lavoratori, cittadini”, condotto dalla Lab21 guidata dal Prof. Roberto Baldassari. Dal sondaggio sono emerse alcune posizioni sulle quali convergono tutti gli intervistati: il ruolo centrale dell’ex Ilva sull’economia di Taranto, sia nel passato che nel futuro (65,9%), il fatto che l’ex Ilva rappresenti un’opportunità di crescita per il territorio e di posti di lavoro (52.7%), il sentimento di speranza guardando al futuro, a patto che lo Stato, come ha già iniziato a fare, assuma un ruolo di supervisione e vigilanza coordinandosi con il management delle aziende del territorio (55,6%). Infine, il 52,8% degli intervistati considera importante la sostenibilità ambientale senza però limitare lo sviluppo e la crescita aziendale, quindi no all’ambientalismo estremista ma consapevole e realmente sostenibile.Per Davide Tabarelli, Commissario di Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria:”La pressione su questo stabilimento è talmente forte che se ne usciamo, e ne dobbiamo uscire, lo faremo con slancio, ma ci vorrà tanta energia proprio come ce ne è voluta in passato. Dobbiamo lavorare insieme perché chi comprerà ha visto gente bravissima nel fare acciaio, nel fare innovazione, rispettare le regole, utilizzare bene l’energia. Mancano poche ore, questa è una grande occasione. Sono ottimista. C’è stato l’impegno del governo a mantenere la presenza dello Stato, ora vedremo gli sviluppi”.Giorgio Graziani, Segretario confederale della Cisl:”Una gestione discussa o discutibile della ex Ilva non può essere un alibi per l’abbandono di una colonna della filiera siderurgica europea così fondamentale per tutto il sistema industriale del nostro Paese. I commissari devono consegnarci un interlocutore credibile, con le disponibilità economiche adeguate a garantire investimenti per il futuro sostenibile e produttivo e per quello delle comunità che ospitano gli insediamenti. Produzione di acciaio pulito e completamento del risanamento ambientale devono e possono convivere. Ma occorrono investimenti tecnologici ed ecologici ed un governo produttivo, occupazionale e sociale della fase di transizione. Il sindacato, la CISL e le sue categorie rappresentative dei lavoratori diretti e dell’indotto, sono sempre stati e saranno in prima linea per garantire la continuità produttiva e la costruzione di una prospettiva nuova, auspicando che nella nuova proprietà ci possa essere uno spazio per il ruolo indispensabile di garanzia dello Stato che finalmente ha deciso di metterci la faccia ridando centralità al ruolo strategico di questo settore industriale per la crescita del Paese”. Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl:”La vicenda dell’Ex Ilva è figlia di un fenomeno sempre più evidente, ovvero la crisi di un modello economico fondato sulla globalizzazione dei mercati. Per questo, dopo aver verificato che ArcelorMittal ha disatteso tutti gli impegni, ben ha fatto il Governo a riaprire ad una nuova ipotesi di vendita dello stabilimento ex Ilva ad un nuovo acquirente che garantisca l’ambientalizzazione e i livelli occupazionali della produzione diretta e dell’indotto del più grande polo siderurgico d’Europa”.
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