Cnpr Forum, cybersecurity sfida sicurezza nazionale ed economia

da | Mar 11, 2025 | askanews

Roma, 11 mar. – “Non solo è a rischio la sicurezza nazionale ma, in molti casi, anche quella delle singole persone perché spesso gli attacchi hacker mirano ai singoli e producono danni economici consistenti. Sono a repentaglio settori importanti ed è necessario sostenere anche economicamente gli Enti locali e i privati per alzare i propri livelli di difesa. La sicurezza nazionale deve essere al centro dell’attenzione della politica in quanto alcuni attacchi sono in grado di bloccare e condizionare i grandi soggetti pubblici. Penso a quelli portati contro alcune Asl o realtà della Pubblica Amministrazione, ma questi attacchi sono anche in grado potenzialmente di bloccare i sistemi di produzione dell’energia di un paese fino a fermare una centrale elettrica. Siccome questi attacchi stanno crescendo e sono sempre più efficaci è necessario che ci sia una risposta di sistema dei singoli paesi e dell’Europa tutta. Bisogna fare in modo che sia dal punto di vista legislativo sia attraverso sostegni economici si proceda con iniziative mirate. Negli ultimi provvedimenti governativi si è messo poco di entrambi”.Lo ha dichiarato Matteo Mauri (Pd), vicepresidente della commissione Affari costituzionali, nel corso del Cnpr forum “Competitività e tecnologia: il difficile equilibrio tra progresso e sicurezza”, promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.Il tema della cybersecurity è al centro dell’attenzione del governo secondo Andrea Volpi, deputato di Fratelli d’Italia in Commissione Lavoro: “Gli esperti ci dicono che nel 2025 gli attacchi saranno sicuramente in crescita in particolare in alcuni settori come la sanità, i trasporti e l’energia. C’è un quadro geopolitico dinamico e alcuni stati tendono a destabilizzare altri paesi attraverso questi attacchi che colpiscono i servizi. L’Italia è pronta a difendersi, tuttavia quello della cybersecurity è un settore in continua evoluzione e bisogna stare al passo con i tempi. Sia il governo che le agenzie deputate alla sicurezza sono operativi in tal senso. La vera sfida è innovare il nostro sistema formativo in quanto sulle nuove tecnologie che corrono velocemente c’è bisogno di aggiornare i programmi di studio. Il governo ha fatto molto anche con dei provvedimenti legislativi approvati alla Camera dei deputati per favorire l’introduzione delle materie esterne vale a dire quelle materie scientifiche indispensabili per fare in modo che i giovani siano formati e informati, pronti a sostenere il cambiamento tecnologico. Sono necessarie figure professionali pronte a entrare nel mondo del lavoro, per cui ritengo indispensabili investimenti sulla ricerca puntando sui giovani e sulle startup innovative”. Critica Emma Pavanelli, parlamentare del M5s in Commissione Attività produttive a Montecitorio: “Gli attacchi ai nostri ‘device’ degli ultimi mesi rappresentano il tema del momento. Dobbiamo fare di più in tema di cybersicurezza e le nostre istituzioni nazionali e locali così come le nostre imprese si devono dare da fare per implementare gli investimenti. La formazione è fondamentale, negli ultimi anni le Università stanno lavorando a nuovi corsi a nuovi master in cybersicurezza ma dobbiamo anticipare il lavoro già negli istituti tecnici più avanzati per formare quelle figure professionali che sono già necessarie. Pensiamo a tutte le aziende partecipate che custodiscono tutti i dati relativi alla nostra vita quotidiana. Come Movimento Cinque Stelle avevamo lanciato transizione 4.0 che prevedeva l’acquisizione di nuove infrastrutture digitali che significava per le nostre imprese correre di più e allinearsi ai Paesi europei. Oggi con transizione 5.0 ci sono sei miliardi di euro fermi perché le imprese hanno una grande difficoltà a raggiungere gli obiettivi richiesti per la troppa burocrazia. Occorre semplificare e portare le nostre imprese ad avere maggiore accesso a questa liquidità”. Per Pino Bicchielli, vicecapogruppo di Noi Moderati: “Siamo soggetti ad attacchi cyber sempre più di frequente con un livello di rischio sempre più alto per le nostre strutture. Il governo ha messo al centro dell’agenda politica la sicurezza in questo campo. In ogni casa abbiamo una cassaforte dove conserviamo qualche oggetto di valore ma poi non ci curiamo dei telefonini, dove ci sono tutti i nostri dati sensibili. Il fattore umano è quello più importante perché 3 attacchi su 4 sono avvenuti per incapacità di difesa dell’uomo sulla macchina che ha consentito agli hacker di mettere a segno l’attacco. Bisogna lavorare su più livelli e il Pnrr ci ha dato la possibilità di compiere investimenti per la cybersecurity rilevanti, ma bisogna poi lavorare per una conoscenza massiva delle competenze digitali di base. Come commissione Difesa abbiamo fatto un’indagine conoscitiva sulla cybersicurezza ascoltando i maggiori player del settore dalla quale è emerso che il tema dell’istruzione e della formazione sia il cardine di una corretta politica di difesa”. Nel corso del dibattito, moderato da Anna Maria Belforte, il punto di vista dei professionisti è stato espresso da Eleonora Linda Lecchi, commercialista e revisore legale dell’Odcec di Bergamo: “Sempre più spesso sentiamo parlare di cyber security e della necessità di dotare tutte le principali infrastrutture italiane di un’adeguata difesa dagli attacchi degli hacker. La vicenda legata ai satelliti di Elon Musk ne ha ampliato la portata ma resta il fatto che bisogna fare necessariamente i conti con questa nuova necessità per limitare azioni provenienti da nazioni estere che potrebbero avere serie ripercussioni in casa nostra. Il Pnrr offre la possibilità di attuare piani specifici che vadano proprio in questa direzione e l’auspicio è quello che la politica sappia trovare l’unità di fronte a quella che diventa ogni giorno di più una priorità per tutelare i cittadini, le imprese, i servizi essenziali per la comunità che non possono rimanere in balìa di azioni ricattatorie o dimostrative da parte di un nemico tanto invisibile quanto pericoloso”.Le conclusioni sono state affidate a Paolo Longoni, consigliere dell’Istituto nazionale Esperti contabili: “La sicurezza informatica non dipende solo dalla tecnologia perché sono coinvolti anche elementi umani, tecnici, giuridici e organizzativi. L’intelligence di Ibm security censisce il 90% di sicurezza come dipendenti da errore umano. Allora l’educazione e la conoscenza della sicurezza da parte di chi opera nell’informatica diviene essenziale. Ognuno di noi deve essere preparato a fronteggiare intrusioni indesiderate facendo crescere in modo diffuso la cultura della sicurezza. E’ anche una questione di competitività che deve essere combattuta sul piano dell’innovazione. Stiamo vivendo mutamenti velocissimi rispetto ai secoli passati che spesso ci disorientano. Dobbiamo ancora metabolizzare fino in fondo la globalizzazione e già siamo proiettati nella digitalizzazione spinta e ad avere a che fare con l’intelligenza artificiale. La scuola resta strumento fondamentale per gestire al meglio e preparare i giovani a queste nuove sfide”.

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