FABIO CANINO: MAI AVERE PAURA DI CHI È DIVERSO DA NOI
di Emilio Sturla Furnò
Se dalle ultime missioni su Marte sappiamo ancora poco, c’è chi si è rivelato da anni un vero esperto del Pianeta Rosso, tanto da aver scritto in tempi in cui le esplorazioni spaziali con il rover Perseverance erano ancora un miraggio, un dettagliato dizionario del perfetto marziano diventato un cult (n.d.r. Mai più senza – Piccola enciclopedia del perfetto marziano, Salani Editore – 2005).
Dei fiorentini – Fabio Canino – mette in evidenza la schiettezza e quella vivacità di spirito che De Brosses riconosceva al popolo della Città dei gigli (n.d.r. Charles de Brosses, filosofo, linguista ed antropologo francese che ha contribuito alla stesura dell’ Encyclopédie di Diderot e d’Alembert).
Canino si racconta ad Identity Style, dalla speciale dedica alla Carrà, alla tv fino all’impegno sempre in prima linea contro le discriminazioni di genere.
FABIO CANINO: MAI AVERE PAURA DI CHI È DIVERSO DA NOI
Lei è un esperto di Raffaella Carrà. Come è nata la passione per la diva della tv e l’idea di uno spettacolo di successo sempre sold out a lei dedicato?
Fin da bambino lei era la Regina della tv. I suoi programmi erano il mio sogno. Allora, solo il sabato potevo rimanere sveglio dopo il Carosello per vedere la tv con grandi spettacoli che oggi mancano tanto.
Per me rappresentava la libertà, oltre al divertimento. Lo spettacolo Fiesta, è un omaggio a Raffa, cantando e ballando le sue canzoni e raccontando una storia molto divertente che piace a tutti. Credo sia quello il motivo del successo.
Tra le esperienze tv, una fra tutte di grande successo, ricordiamo tutti Cronache Marziane, talk show rivoluzionario in onda su Italia 1 nei primi anni 2000. Si sente ancora un marziano?
Oggi più di prima! In questo mondo proprio non mi riconosco. Questo è un mondo che non mi piace. Chissà che su Marte non siano più democratici ed onesti.
La radio, un grande amore che La impegna costantemente. Qual è il fascino della radio?
È il mezzo che sviluppa di più la fantasia e la creatività di chi ascolta, ma anche di chi la fa. Una voce, un ricordo un pensiero trasmesso in radio con il fondamentale appoggio della musica e del suo potere evocativo porta a viaggiare con la mente.
Nessun altro media riesce a farlo. La tv distrae con le immagini, la radio no. Ognuno di noi può scegliere cosa “vedere” e cosa “provare”.
Tra gli impegni in tv, Lei è un apprezzato giurato nel format Ballando con le Stelle di Milly Carlucci su Rai Uno. Come è nato l’incontro con Milly?
Milly ha insistito per ben due anni prima di convincermi a far parte dello show. Provenivo da programmi di seconda serata e avevo paura di non essere compreso.
Lei invece, sicura, mi diceva di fidarsi: aveva bisogno di un punto di vista come il mio. Mi invitò a fare da giudice in una puntata per capire come funzionava. Mi divertì talmente tanto che sono ancora lì.
Cosa la colpisce di più di un’esibizione? Cosa osserva quando la coppia balla?
Vari i punti di vista colpiscono. Ad esempio, quando la coppia riesce a diventare una cosa sola e la storia che raccontano è di una coppia che riesce a dimenticarsi di essere in tv.
Si è mai pentito di un giudizio?
Può capitare di dare un voto in meno o un voto in più rispetto a quello giusto. Se accade, lo dichiaro. Non ho problemi ad ammettere eventuali errori. In fondo, siamo umani.
Spesso in giuria nascono disaccordi. Lei ha sempre mantenuto un tono pacato. Vi è stata un’occasione in cui ha pensato di rispondere più duramente?
No. Quello che vedete in tv è proprio quello che pensiamo. Diciamo quello che vogliamo. Personalmente cerco di non creare situazioni di tensione che possano togliere simpatia, divertimento e leggerezza al programma.
Se dovesse scegliere un ballo che La rappresenti, quale sarebbe?
Dipende dal momento. A volte mi sento da walzer, a volte da tip tap.
Qual è la caratteristica che apprezza di più in Milly Carlucci?
Gentilezza, professionalità, educazione e quella speciale capacità di vedere avanti senza paura.
Perché, secondo Lei, Ballando con le Stelle riscuote tanto successo?
È l’unico erede dei grandi show del sabato sera di un tempo. Grande orchestra, grandi costumi, studio bellissimo ospiti di livello e tanto ballo. E’ diventato un classico.
Da non sottovalutare alcune certezze del programma a cui il pubblico si è affezionato, per esempio la giuria. Ci conoscono, ci amano, ci odiamo. Ma, in fondo, ci riconoscono come parenti.
Chi, tra i concorrenti di questi anni, Le è rimasto nel cuore?
Nel cuore nessuno. Resto, comunque, un giudice.
Molti però mi hanno colpito per il loro modo di fare nel bene e nel male, ma soprattutto nel bene. Spesso fanno i cosiddetti amiconi durante il programma, poi spariscono. Ma ciò fa parte dei comportamenti di chi lavora nel mondo dello spettacolo, un ambiente non sempre limpidissimo e sincero.
Ha mai ricevuto attacchi e discriminazioni attraverso i social media? Come ha reagito?
Si certo! Modestamente ricevo attacchi anche da prima dell’invenzione dei social. La reazione? Snobbare o correggere gli errori di grammatica, perché chi attacca è di regola analfabeta.
Denuncio i più violenti che, poi, chiedono scusa adducendo ragioni diverse: non volevano e, poi, si pentono… insomma dei poracci.
Tra le esperienze tv, una fra tutte di grande successo, ricordiamo tutti Cronache Marziane, talk show rivoluzionario in onda su Italia 1 nei primi anni 2000. Si sente ancora un marziano?
Oggi più di prima! In questo mondo proprio non mi riconosco. Questo è un mondo che non mi piace. Chissà che su Marte non siano più democratici ed onesti.
Ha sempre portato avanti messaggi legati all’inclusione ed ai diritti per tutti. Oggi, particolarmente, si respira un’aria tesa e si assiste ad un’escalation di violenza. Come ci si oppone?
Mai bisogna mai abbassare la testa.
È importante frequentare le persone giuste e non dare mai per scontato che i diritti una volta acquisiti siano per sempre. Bisogna sempre tenere la guardia alta. Purtroppo, vedo che fascismo ed omofobia sono sempre presenti.
Ha scritto Le parole che mancano al cuore che ha presentato al Parlamento Europeo a Bruxelles. Come ha vissuto quel momento? I sentimenti hanno bisogno di parole per essere espressi?
Un momento di grande orgoglio ed emozione, soprattutto per uno come me che è europeista convinto. Le parole del Presidente che diceva che il mio libro era unico e che nessuno in Europa aveva mai fatto niente del genere mi hanno riempito il cuore.
Le parole sono importanti per i sentimenti, soprattutto all’inizio. Servono anche a non lasciare spazi vuoti che qualcuno potrebbe colmare al tuo posto.
I media possono essere di aiuto concreto contro le discriminazioni?
Dovrebbero essere utili a comprendere a diffondere la verità. Dipende da chi li usa. Ultimamente sono solo usati per fare propaganda e diffondere fake news in tutto il mondo.
Tanti i giovani che usano violenza contro le cosiddette “diversità”. Come si può insegnare alle nuove generazioni a non discriminare?
Parte tutto dalle famiglie, dalle scuole, da chi questi ragazzi li fa crescere. Va insegnato che la diversità è un dono.
Bisogna insegnare a non aver paura del diverso. Serve un confronto per esserci utili l’uno con l’altro. Spesso chi usa violenza lo fa perché non conosce o perché è circondato da persone che raccontano grandi falsità sull’altro.
Usare la propria testa, informarsi direttamente e non fidarsi di notizie riportate da partiti omofobi e razzisti, da giornalisti prezzolati ed in cattiva fede. Occorre più onestà intellettuale.